La Storia della Camicia Bianca – Parte Prima
L’abitudine di indossare la camicia bianca, risale al tempo degli egizi.
In quell’epoca, veniva chiamata kalasiris, una tunica fasciante che partiva da sotto il seno, sorretta da due larghe bretelle o anche da una sola, disposta obliquamente. Era in lino bianco finissimo e trasparente ma poteva essere arricchita da stampe o decori in perline o da una cappa corta aperta sul davanti. Le kalasiris più sofisticate erano sovrapposte da una seconda più ampia e fittamente plissettata, annodata sul petto così da formare ampie maniche a pipistrello.
Il costume greco femminile era il peplo e il kitone. E’ interessate notare che le donne utilizzavano sempre delle sottovesti leggerissime e lo strofio, una fascia molto larga di vari colori, riccamente colorata che aveva la funzione di sostenere e accentuare il seno o di comprimerlo.
In epoca romana, la donna indossava una lunga tunica chiamata stola di linea molto ampia, molto più lunga della persona, ripiegata nella parte alta creando un diploide, fermato sulle spalle da due fibule. Sotto il diploide, la tunica era trattenuta in vita da una cintura. Per uscire si usava un mantello in lino o in lana, drappeggiato intorno al corpo e usato per velare il capo.
Nel Medioevo la camicia bianca diventa un vero e proprio capo di biancheria intima. Era a forma di tunica lunga fino al ginocchio con maniche larghe e lunghe al polso e ben presto viene arricchita da increspature e arricciature all’altezza del collo e del petto. Le donne indossavano il guarnello (dal nome del tessuto ) realizzato in cotone, in lana e in canapa, veniva fermato in vita da una cintura in modo da formare un ampio sbuffo in vita. Nei dipinti dell’epoca, il guarnello è l’abito indossato dagli angeli, dai bambini, dai servi e dalle fanciulle. Le donne borghesi lo usavano in casa mentre, per uscire, lo sovrapponevano a una veste in lana – la gamurra o zippa – di linea aderente e con il punto vita alto, priva di decorazioni.
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